GP Abu Dhabi – Rosberg campione con merito, Hamilton alla disperata, Vettel c’è! [VIDEO]

La Ferrari chiude con un terzo posto un mondiale da dimenticare, Hamilton le prova tutte ma Nico tiene botta e si laurea campione

GP Abu Dhabi – Rosberg campione con merito, Hamilton alla disperata, Vettel c’è! [VIDEO]

“Lasciatemi perdere come voglio io”, fine delle comunicazioni. Così Lewis Hamilton ha deciso di ammutinarsi, ha deciso – ancora una volta nella sua fulgida carriera – di chiudersi a riccio su se stesso, di restare da solo, dando libero sfogo a quello che probabilmente è uno dei suoi punti di forza, uno sfrenato individualismo. Lewis ha provato in tutti i modi a cambiare il corso di una storia già scritta, controfirmata dagli dei delle corse in quel pomeriggio di Sepang, quando i suoi sogni iridati erano andati in fumo col motore Mercedes.

Un bel po’ di melina, un bel po’ di catenaccio, poco Carl Lewis, molto Maylander. Nemmeno fosse una gara di ciclismo su pista, Hamilton s’è messo sui pedali in surplace per quasi tutto il GP di Abu Dhabi, provando a far rientrare gregari, troppo deboli e lontani per impensierire davvero un Rosberg perfetto per nervi saldi e freddezza. La gara di Hamilton non è stata irregolare, ma semplicemente disperata, se non poco sportiva. In una “finale” affascinante come poche, Lewis poteva dimostrare di essere il più forte, involandosi verso una schiacciante vittoria. Ha invece preferito travestirsi da Napoleone, provando in ogni modo a mandare in crisi Rosberg, forse esagerando.

Va bene la tattica, va bene confidare negli altri, ma quand’era palese che il gioco non era riuscito Hamilton avrebbe dovuto dare ascolto alla squadra, o comunque essere meno plateale anche per amor proprio. Giusto provarci fino in fondo, ma sarebbe doveroso anche saper perdere, mentre Lewis ha fatto di tutto per macchiare il suo gran mondiale, prima accennando a complotti – di cui però leggeremo soltanto tra dieci anni nel suo già famoso libro – e poi decidendo di correre alla disperata.

In realtà i fantasmi di un Hamilton tormentato testimoniano come la frattura fra lui e la Mercedes non si sia mai del tutto sanata. E non deve stupire se la Mercedes ha trovato in Rosberg una spalla leale ed affidabile. Proprio Nico ha dimostrato di meritarsi il titolo di campione del mondo.

Non è facile infatti essere sempre considerato il “figlio di…”, non è per niente facile essere il “compagno di squadra di…”, ancor di più non è facile sapersi rialzare con cotanto slancio e forza da un 2015 che avrebbe stesso chiunque. La vittoria iridata di Rosberg è il trionfo dell’impegno, dell’abnegazione, del sacrificio, è il trionfo della normalità che si fa straordinarietà attraverso una strada percorsa tutta in salita. Nico, come l’attore al quale somiglia, s’è regalato il suo Oscar da Revenant, da redivivo, risorto dalle ceneri e capace di battere il peggiore dei suoi incubi, quel Luigino lì da sempre più talentuoso e veloce. Un cruccio, una magnifica ossessione, una debolezza diventata punto di forza. Questo è Rosberg, un pilota capace di anelarsi fino a toccare l’Olimpo.

Ad Abu Dhabi, dopo ben sei gare a secco, s’è finalmente rivista una Ferrari sul podio. Merito della gran gara di Sebastian Vettel e di una strategia indovinata, simile a quella provata in Messico, ma stavolta senza sportellate di mezzo. Fulmineo il sorpasso di Seb ai danni di Verstappen, una piccolissima gioia, un brodino che più di tanto non scalda, ma forse è utile al morale. Sebastian ha messo in gara una bella pezza all’ennesima qualifica deludente, ma nel 2017 il tedesco dovrà ritrovare sul giro secco la precisione e l’efficienza smarrite quest’anno. Buona anche la gara di Raikkonen, peccato però che con lui il muretto sia apparso meno reattivo e brillante.

Il terzo posto, in ogni caso, è stato salutato con fin troppo favore dal team. La verità è che per fortuna la Ferrari può finalmente mandare questa disastrosa stagione in archivio, e proiettarsi verso un futuro fatto per ora di poche certezze e molte incognite. Se poi aver battuto le Red Bull all’ultima gara rappresenti una iniezione di fiducia, allora ben venga. Ma è troppo poco e certamente un semplice podio non salva una stagione partita con ben altri propositi.

Antonino Rendina


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