Formula 1 – Scatta il 2016 tra evoluzioni e rivoluzioni – Seconda parte

Ferrari, Hass e Toro Rosso: la rivoluzione è servita

Formula 1 – Scatta il 2016 tra evoluzioni e rivoluzioni – Seconda parte

 

Analizzate nell’articolo di ieri le conservatrici, passiamo oggi alle rivoluzionarie del 2016.

Dopo un quadriennio caratterizzato dal medesimo telaio, sopravvissuto perfino all’avvento dell’ibrido, la Ferrari ha dato carta bianca al trio Allison-Resta-Binotto per creare una SF16-H che è un taglio nettissimo col passato dell’ultimo lustro. Sono stati versati litri di inchiostro sulla livrea prima e con approfondite analisi tecniche della nuova nata di Maranello: quel che è certo, è che tante novità coraggiose tutte insieme non si vedevano da tempo uscire dalla GeS: muso e sospensione anteriore, architettura del sistema di raffreddamento e della power unit, con conseguente ed evidente dimagrimento del posteriore, sono solo alcune delle novità della Rossa 2016 che ora ha tutte le carte in regola per portare l’attacco definitivo alla dominante Mercedes degli ultimi due anni.
Sempre in Emilia hanno radici profonde le altre due realtà aderenti alla corrente progressista di questa stagione: Toro Rosso ed Haas.
In quel di Faenza si è lavorato con ritmi serrati, riorganizzando i turni nella nuova struttura dedicata al team, arrivando a coprire l’intero arco delle 24h per un’ottimizzazione totale dei processi: il risultato è stato una STR11 molto raffinata, con soluzioni degne di quel James Key che molti vedono come successore di Newey nella madrina RedBull. La nuova creatura è un concentrato di soluzioni eleganti e ricercate, volte a rendere la Toro Rosso una vera e propria mina vagante durante le prime fasi della stagione, con la PU Ferrari 2015 che garantirà certamente buone prestazioni ed un’ottima affidabilità.
Chiudiamo questa lunga disamina con il neonato team Haas F1: pur avendo sede ufficiale del team negli USA, a Kannapolis in North Carolina e quella operativa negli ex stabilimenti di Banbury in Inghilterra, il cuore del nuovo “sogno americano” batte tra Varano de’ Melegari e Maranello, passando dalle officine Dallara per il telaio alla futuristica galleria del vento della Ferrari per l’aerodinamica, sulla base del manichino della SF15-T alla quale la VF-16 si ispira palesemente.
Qualcuno si chiederà quindi cosa di sia di rivoluzionario in questa monoposto.
La risposta è semplice: tutto.
Gene Hass, nell’affrontare questa nuova avventura in Formula 1 ha adottato un approccio del tutto nuovo rispetto a tutti i suoi predecessori recenti: guardando indietro Marussia, Caterham, HRT, tanto per citare gli ultimi, hanno realizzato le loro monoposto partendo da un foglio bianco, gettandosi nella mischia con quelle che sono poi risultate delle vere e proprie chicane mobili, con il solo acuto di Bianchi, che con la Marussia conquistò i primi, ed unici purtroppo, punti della propria carriera con un nono posto a Montecarlo. Al contrario, Haas ha voluto un appoggio forte da parte di un costruttore e la migliore offerta è arrivata dalla Ferrari: Power Unit, cambio e sospensione posteriore, tutte in versione 2016 ovviamente, arrivano da Maranello, cosi come tutte le scelte aerodinamiche sono figlie della strettissima collaborazione tra i tecnici americani e quelli della galleria del vento di Maranello, nella quale ha preso forma la prima monoposto americana dell’epoca recente.
Solo la pista potrà ora dire se l’intuizione di Haas pagherà o meno, ma di certo i tecnici statunitensi hanno gettato ottime basi – leggasi basi Ferrari – per candidarsi come seria candidata alla top-10 in questa stagione di esordio.

Alessio De Marco


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