Fernando Alonso, la solitudine del “caballero de la triste figura” della F1

Lo sfogo di Fernando rivela tutto lo sconforto di un campione stanco di lottare contro i mulini al vento

Fernando Alonso, la solitudine del “caballero de la triste figura” della F1

Probabilmente non è un caso che il protagonista del romanzo “Don Chisciotte della Mancia”, nato dalla penna di Miguel de Cervantes, si chiami proprio Alonso Chisciano. Cavaliere errante in cerca di una cavalleria e di duelli ormai consegnati al passato dal tumulto di una Storia che fagocitava già allora gli ideali, un po’ come il nostro Alonso, al secolo Fernando, costretto ad inseguire in modo ostinato e tenace una vittoria, forse un tris iridato, in una F1 che però lo ha messo ai margini, relegandolo a paladino triste in sella ad un puledro che stenta a diventare cavallo di razza.

Anche Alonso, come l’omonimo protagonista del romanzo di Cervantes, lotta ormai da anni contro i mulini al vento, sperando di trovare l’impresa che lo riscatti dove invece alberga solo un’ormai diffusa compassione per quella abnegazione che meriterebbe miglior sorte. Fernando fa miracoli alla guida con vetture poco competitive, eppure ormai è lo sconfitto per antonomasia, colui che ha scelto male, condannato dal perverso gioco dei sedili ad una parabola discendente difficile da contrastare.

L’ultima battaglia il caballero de la triste figura della F1 probabilmente la sta per affrontare in questo 2017. Ebbro di sogni e speranze, il nostro Alonso s’è presentato in grande spolvero ai test, sperando che nelle pieghe del nuovo regolamento la McLaren potesse trovare il pertugio giusto per farsi valere, dandogli finalmente quella monoposto che merita da anni. Ancora una volta, invece, alle gesta sognate ha fatto da contraltare una realtà a tratti crudele, tremenda, durissima. Il motorista Honda s’è presentato ai nastri di partenza nuovamente impreparato, accusando un ritardo tecnico ormai più grottesco che grave, mancando in potenza e affidabilità, come laconicamente dichiarato dallo stesso pilota spagnolo.

“Abbiamo talmente poca potenza che possiamo percorrere tutte le curve in pieno” – così uno sconsolato Nando – Qui in McLaren siamo tutti pronti a vincere, ma la Honda è in ritardo, il motore difetta sia in potenza che in affidabilità”. Parole che lasciano poco spazio all’interpretazione, fin troppo chiare. Alonso parla anche di pronto riscatto, è un cavaliere indomito che brandisce la sua spada, vorrebbe convincersi che quest’incubo finirà. Ma la lama della spada non è affilata, non fa paura, fa quasi sorridere gli avversari.

Come Don Chisciotte anche Fernando è stanco, dopo mille vane battaglie. Quanti anni a remare controvento prima con la Ferrari e poi con la McLaren, quante scelte sbagliate, critiche, forse rimpianti. La sensazione è che lo spagnolo sia davvero arrivato all’ultima battaglia, l’ultima grande prova di coraggio, pronto a dare tutto se stesso come sempre, a fare il possibile e l’impossibile, strappando applausi, consensi e anche qualche sfottò. Magari convinto di lottare per il mondiale, prima che un qualsiasi Sancho Panza dal muretto lo avviserà che era solo un ottavo posto…

Antonino Rendina


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