Fernando Alonso: Il Signore in rosso

Fernando Alonso: Il Signore in rosso

A nove giorni dalla partenza del Mondiale di Formula 1 Fernando Alonso si racconta alla Gazzetta dello Sport, intervistato da Pino Allievi.

Alonso, l’Italia si attende il miracolo…
“Mio padre mi ha sempre detto che un pilota puo' anche vincere delle gare o dei titoli, ma se non guida una Ferrari non e' realizzato. Adesso ci siamo. Io sono pronto, sono venuto alla Ferrari per vincere”.

Da chi ha preso questo carattere cosi' competitivo?
“Non saprei. Anche mangiando un dessert devo finire prima degli altri. Quando ero ragazzino e tornavo da scuola accompagnato da mia mamma, facevo le gare a piedi, semaforo dopo semaforo. E lei era costretta a farmi vincere per evitare che facessi i capricci. Ero un disastro! ”.

Che cosa ha in piu' la Ferrari rispetto agli altri?
“Tradizione, coesione, passione. Fin dal primo giorno a Maranello ho visto che anche chi monta lo specchietto retrovisore lo fa con lo stesso impegno come se fosse la sua macchina. C’e' sentimento, cuore”.

Il suo compagno di squadra e' Massa. Bravo e veloce. Parlate? Le ha dato consigli?
“Si, su cose tecniche che riguardano il comportamento della macchina. Il rapporto con la Ferrari e' invece una cosa personale e ognuno lo vive a suo modo”.

Gli avversari?
“Massa, Hamilton, Button, i due della Red Bull, Schumacher: non pensavo che sarebbe rientrato”.

In F1 ci sono tanti piloti bravissimi: che cosa determina, alla fine, la differenza?
“La testa. I migliori dieci piloti sono divisi da inezie, se escludiamo macchina, gomme e team. Prevale chi riesce a far emergere il 100% delle proprie qualita'. C’e' gente che usa il 93% del talento, altri il 97%: se uno tira fuori il 99% per 19 gare, diventa campione del mondo”.

Lei arriva da una famiglia in cui il pericolo e' stato sempre all’ordine del giorno…
“Mio padre preparava esplosivi per le miniere. Ci furono un paio di esplosioni nei depositi della ditta in cui lavorava e mori' della gente. Ma da bambino non avevo la percezione del rischio”.

E ora?
“So cos’e' il pericolo e infatti mi spaventa di piu' quello nel traffico. Anche se, prima della partenza, l’emozione viene fuori, in quanto e' il momento in cui metti in gioco le aspettative tue e della squadra. Poi, dopo 5-6 giri, lo stress si azzera”.

Fatalista?
“Si. Credo che tutto sia preordinato, che ci sia un disegno per ognuno di noi”.

Quando ha cominciato a guadagnare con le corse?
“A quattordici anni vinsi il mondiale kart ed ebbi un’offerta per cambiare squadra. Non accettai e cominciarono a pagarmi una cifra simbolica a gara. Piu' o meno diventai professionista in quel momento”.

Tiene un diario delle corse?
“Da sempre. Annoto quello che provo, i cambiamenti sulla macchina e le mie osservazioni. Ho scritto delle note che leggo prima di ogni gara, i dubbi generano tensione. L’adrenalina e lo stato di ansia di quei momenti sono l’anticamera dell’errore”.

Decisioni rapide o meditate?
“Rapidissime”.

Dicono che lei sia un attento imitatore di Aznar…
“Macché, non tutte le imitazioni mi riescono bene”.

Invece come prestigiatore e' bravissimo: e' importante in F1 nascondere la verita' ai rivali?
“Impossibile. Si lavora sempre davanti agli occhi di tutti, i bluff non riescono”.

Adesso puo' rilevare quando c’e' stato il primo contatto serio con la Ferrari?
“La scorsa estate, quando si parlo' di una possibilita' per il 2010. Prima discutevamo sul 2011, era una cosa lontana”.

La riconoscono in Italia?
“Si. La domanda e' sempre la stessa: quando vai alla Ferrari? Me lo ha chiesto anche un tipo mentre sciavo a Madonna di Campiglio con una giacca a vento rossa della Ferrari. Si e' fermato, mi ha guardato e ha detto: beh, quando vai alla Ferrari? Gli ho risposto che ci andro' presto”.

Dove ha imparato l’italiano?
“Parlandolo. Non l’ho mai studiato. Infatti quando devo scrivere e' un incubo, lotto con le doppie, non so mai quando c’e' la v o la p”.

Sua moglie Raquel e' una nota cantante: assiste ai suoi show?
“Poco, lei fa 50 concerti all’anno, io al massimo vado a uno. La percentuale e' bassa…”

Come ha commentato il suo passaggio in Ferrari?
“E’ stata felice. Parliamo molto delle nostre vite e quindi anche di corse”.

Lei e' un appassionato di calcio: Milan, Inter, Juve o Roma?
“Sono cresciuto col Milan che era l’incubo della mia squadra, il Real Madrid. Per questo lo rispetto”.

Ferrari.com

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