F1 | Brembo, l’impegno dell’impianto frenante durante il Gran Premio d’Austria

Ogni giro i freni vengono utilizzati 7 volte per un totale inferiore ai 9 secondi e mezzo

F1 | Brembo, l’impegno dell’impianto frenante durante il Gran Premio d’Austria

Dopo l’escursione sul Mar Caspio, la Formula 1 torna nel cuore dell’Europa per il 9° appuntamento del Mondiale 2017. Teatro del GP Austria è il Red Bull Ring, inaugurato nel maggio 2011 e situato nelle vicinanze di Spielberg, in Stiria.

Pur essendo lungo, più o meno, come le piste di Budapest e Montreal (4,3 km l’una con differenze di decine di metri) il tracciato austriaco è l’unico del Mondiale in cui un giro è completato in meno di 70 secondi: l’anno scorso Lewis Hamilton realizzò la pole con la Mercedes in soli 1’07’’922. Merito delle alte velocità di percorrenza ma anche delle poche curve, solo 3 delle quali prevedono un ricorso ai freni superiore al secondo. A complicare la scelta di tempo dei piloti nelle staccate contribuiscono le frequenti ondulazioni della pista: dal punto più alto al più basso c’è infatti un dislivello di 65 metri. Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 20 piste del Mondiale usando una scala da 1 a 10, il Red Bull Ring rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni. La pista austriaca si è meritata un indice di difficoltà di 8, identico a quello ottenuto da Monza, Melbourne e dai due tracciati dell’ex Urss.

Ogni giro i freni vengono utilizzati 7 volte per un totale inferiore ai 9 secondi e mezzo, 4 decimi in più della pista di Monza. Dalla partenza alla bandiera a scacchi i freni sono quindi in funzione per complessivi 11 minuti, equivalenti al 15 per cento dell’intera gara. Ancora meno i freni sono impiegati nella seconda metà della pista, dalla curva Rauch in avanti: se infatti nella prima sezione i piloti si servono dei freni per 6 secondi e mezzo, nella seconda li impiegano per meno di 3 secondi. Anche la decelerazione massima risente di questa divergenza: dai 4,7 g di media che si registrano nella prima sezione si passa ai 3,9 g della successiva. Di conseguenza la decelerazione media della pista è di 4,2 g, come per Barcellona. Abbastanza contenuta è anche l’energia dissipata in frenata durante l’intero GP da ciascuna monoposto: 166 kWh, equivalente all’energia necessaria per far funzionare circa 55 tori meccanici.

In totale, durante la gara, un pilota usa i freni per poco meno di 500 volte, esercitando un carico complessivo di 68 tonnellate sul pedale del freno, cioè oltre il triplo del peso dei cd musicali di Wolfgang Amadeus Mozart venduti in tutto il mondo nel 2016.

Delle 7 frenate del Red Bull Ring 3 sono classificate come impegnative per i freni, 2 sono di media difficoltà e 2 sono light. La più impegnativa per l’impianto frenante è quella alla curva Remus (curva 3): le monoposto vi arrivano a 307 km/h e in soli 2,4 secondi scendono a 76 km/h. Per riuscirci i piloti esercitano un carico di 161 kg sul pedale del freno e subiscono una decelerazione di 4,7 g. Con il freno pigiato le vetture percorrono 65 metri, circa due terzi della lunghezza del Duomo di Salisburgo. I piloti subiscono 4,7 g di decelerazione anche alle curve Castrol (curva 1) e Schlossgold (curva 4) grazie ai 317 km/h che raggiungono sui rettilinei che le precedono.

Per entrambe però la velocità di ingresso curva è superiore rispetto alla curva Remus: nella prima le monoposto entrano in curva a 137 km/h mentre nella quarta a 106 km/h. Quest’ultima richiede l’uso dei freni per 2,32 secondi ma un carico sul pedale di “soli” 159 kg mentre per l’altra bastano 1,77 secondi ma servono 164 kg di carico.

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