Eddie Irvine e la magica stagione 1999

Eddie Irvine e la magica stagione 1999

Dopo tante stagioni di lunga sofferenza la casa del cavallino rampante era pronta a tornare al successo per il titolo piloti e costruttori, non di certo per l’assenza di un pilota di punta, posizione occupata dal già bicampione del mondo Schumacher, quanto per una vettura molto competitiva. La F399 era infatti l’evoluzione della F300, su cui erano state apportate migliorie tecniche tali da poterla mettere sul piano della diretta rivale: la McLaren pilotata dal neocampione del mondo, Mika Häkkinen.

C’è però, nonostante ci si sforzi di non sbagliare mai i propri calcoli, una variabile, un elemento imprevedibile che in un attimo permette lo stravolgimento degli eventi. Nel nostro caso furono ben due, il primo è un uomo: Eddie Irvine, inglese proveniente dal Nord Irlanda e secondo pilota della Ferrari dal 1996. Il secondo è una data memorabile per molti ancora oggi: 11 luglio 1999.

Ripercorriamo assieme quanto accaduto.

Il Gran Premio d’inizio stagione, in Australia, vede subito le McLaren competitive con Häkkinen che conquista la pole position (ne seguiranno altre 10 nel corso della stagione), secondo Coulthard e terzo Schumacher. Il giorno seguente però i primi due sono costretti al ritiro rispettivamente per problemi al cambio e all’acceleratore, mentre il Kaiser viene anzi prima retrocesso in ultima fila, poi deve compiere varie soste ai box fra forature e guasti all’impianto elettrico. In tutto questo a vincere è il suo compagno di squadra, Irvine, partito 6° il quale ottiene anche la sua prima vittoria in carriera. Un mese più tardi la McLaren intende ribadire la propria supremazia tecnica: Häkkinen infila pole, giro veloce e vittoria, alle sue spalle Schumacher, mentre Irvine giunge quinto, attardato da una sosta ai box per problemi al propulsore.

Nel Gran Premio di San Marino è ancora Häkkinen a fare la pole, ma Schumacher a vincere e portare la serie di vittorie sull’uno pari, mentre ancora una volta il nordirlandese deve rientrare i box per noie al motore, dovendosi questa volta ritirare mentre occupava la terza posizione. Seguirono Monaco, Spagna, Canada e Francia: il finlandese volante vinse due volte contro l’unica del tedesco, mentre sul circuito di Magny-Cours Frentzen e la sua Jordan soffiarono a tutti il primo posto sotto un vero e proprio diluvio. La situazione in ottica campionato piloti era quindi la seguente: Häkkinen primo con 40 punti, Schumacher a 32 ed Irvine terzo con 26 punti, ricavati anche in seguito ad un terzo posto ed al suo unico giro veloce in carriera durante il GP del Canada. Un campionato ancora aperto, con 9 gare da correre ed altrettanti punti da assegnare; una sfida, quella tra il finlandese ed il tedesco, da gustare e che già aveva infiammato gli animi degli appassionati durante la scorsa stagione. Ma qui subentra il secondo fattore sopracitato.

È il weekend in cui si disputa il Gran Premio di Gran Bretagna: le qualifiche sono del solito Häkkinen, tallonato a 4 decimi da Schumacher. Il giorno seguente il tedesco parte male e si ritrova quarto, sopravanzato da Coulthard e Irvine; poco dopo viene esposta bandiera rossa causa la non partenza di due monoposto sulla linea di partenza, ma il gruppo di testa è già alla Stowe: Michael tenta il sorpasso sul compagno di squadra, ma la monoposto non risponde in fase di frenata e si infila perpendicolarmente alle protezioni urtando violentemente. Il tedesco riporterà la frattura di tibia e perone della gamba destra, dovendosi ritirare e dicendo anche addio all’iride mondiale.  La vittoria per il finlandese sembra quindi una semplice pratica, finché anche lui non è costretto a ritirarsi a causa di una ruota staccatasi dalla proprio monoposto nel corso della 29ª tornata. Vince in casa propria David Coulthard, dietro di lui Eddie Irvine che si porta a -8 dal finlandese.

Nel seguente GP d’Austria le McLaren occupano nuovamente la prima fila, ed i due compagni non perdono occasione per duellare: ad aver la peggio è Häkkinen che finisce in testacoda, mentre l’inglese prosegue la sua corsa tallonato ora da Irvine. Il ferrarista riesce a passarlo dopo la sosta ai box intorno al 40° giro, spingendo al massimo la monoposto e mantenendo la prima posizione nonostante i ripetuti attacchi del connazionale. In rimonta giunge terzo Häkkinen, il quale vede il proprio vantaggio ridotto a soli due punti. La settimana dopo, in Germania, Irvine vince ancora davanti a Mika Salo, che aveva temporaneamente sostituito Schumacher. Häkkinen è costretto al ritiro dopo aver comandato per buona parte della corsa, causa è lo pneumatico posteriore sinistro che si affloscia facendolo andare a sbattere contro le protezioni.

Il nordirlandese è solo in cima alla classifica, con 52 punti all’attivo a 6 gare dal termine, ma pensare che il resto della stagione sia facile è un grosso sbaglio.

Nelle qualifiche del Gran Premio d’Ungheria Mika soffia la pole ad Irvine per un solo decimo, apprestandosi ad una lotta serrata la domenica, ma così non avviene: il suo passo è inavvicinabile per il ferrarista, che soffre di problemi al differenziale e che giungerà terzo, sorpassato nel finale da Coulthard. Il suo vantaggio si restringe a 2 punti. Nel GP del Belgio il finlandese giunge secondo alle spalle di un inavvicinabile Coulthard , mentre Eddie è solo sesto e deve cedere la leadership; non sfrutta poi la gara di Monza guadagnando solo un punto, mentre Häkkinen è protagonista di un’uscita di pista da lui stesso causata: le immagini trasmesse dalle emittenti televisive ritraenti il finlandese piangere fecero il giro del mondo. Sotto una scrosciante pioggia nel GP d’Europa non vince nessuno dei due, tuttavia Mika grazie al quinto posto guadagna altri due punti su Irvine, il quale giunge settimo e fuori dalla zona che conta. Mancano due sole gare a decretare chi sarà il campione del mondo della stagione 1999.

Nel Gran Premio della Malesia rientra l’infortunato Michael Schumacher, assente per gran parte della stagione; la sua voglia di rivalsa è così forte che in qualifica non ce ne è per nessuno: conquista la pole con quasi un secondo di vantaggio sul compagno di squadra, il quale dovrà vedersela con le McLaren partenti dietro di lui, in seconda fila. Il giorno della gara, il 17 ottobre, tutte le vetture scattano egregiamente con Schumacher che al quarto giro decide di far passare Eddie e spalleggiarlo per la lotta al titolo. Coulthard riesce a passare ma qualche tornata più tardi è costretto al ritiro per problemi tecnici, mentre  Häkkinen si ritrova ancora una volta a duellare con l’acerrimo nemico. Al 41° giro Irvine effettua il secondo pit-stop perdendo temporaneamente la posizione a vantaggio del finlandese, il quale però deve rifornire anch’esso pochi giri dopo, facendosi superare anche da Herbert, che riuscirà a superare a soli tre giri dal termine finendo terzo. Nel frattempo Schumacher aveva, ancora una volta, fatto passare il nordirlandese permettendogli di vincere e consentendogli così di portarsi a 70 punti contro i 66 di Mika.

Ma il colpo di scena arrivò a gara finita, quando entrambe le Ferrari vennero squalificate per un’irregolarità riguardanti le dimensioni dei deviatori di flusso: ciò avrebbe portato sia il titolo piloti sia quello costruttori nelle mani della McLaren, con un gran rammarico in casa Ferrari. La scuderia di Maranello ovviamente fece ricorso, il quale venne valutato nella settimana successiva. Alla fine la Corte di appello della FIA lo accolse rimettendo in corsa per entrambi i titoli la scuderia del cavallino rampante: la gara di Suzuka avrebbe decretato il vero vincitore.

31 ottobre 1999.

Ancora una volta Schumacher scatta davanti a tutti, dietro di lui c’è pero Häkkinen; Irvine è solo sesto, autore tra l’altro di un brutto incidente nelle fasi finali delle qualifiche. Al via il finlandese parte decisamente meglio del tedesco, portandosi in prima posizione e guadagnando un buon vantaggio, mentre nelle retrovie Irvine non riesce a sorpassare Panis fino al suo primo pit-stop, nel corso del 16° passaggio. Brividi per Häkkinen che perde tempo ai box, salvo poi ripartire mantenendo la leadership; nulla cambia fino al 32° giro: Irvine anticipa la propria sosta cambiando così strategia, mentre Coulthard deve rientrare per aver danneggiato il musetto della propria vettura lasciando passare proprio il nordirlandese, ora 3°. Tuttavia il vantaggio di Mika è troppo anche per Schumacher, il finlandese andrà così a vincere potendo permettersi di rallentare il ritmo negli ultimi giri: il campionato del mondo è suo per la seconda volta di fila. Eddie Irvine giungerà terzo; sorriso a metà quindi per i ferraristi che videro “rientrare” a casa il titolo costruttori, assente dal 1983.

Quello stesso anno finì il rapporto tra Irvine e la Ferrari, un anno magico per entrambi seppur con l’amaro in bocca, ma che aveva appena spalancato i battenti a quelle che sarebbero state cinque stagioni fenomenali.

 

Andrea Villa

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